Ti Svegliasti alle Dolci Note del Mattino...


Autore: Stefano Tortora

Ti svegliasti alle dolci note del mattino, la luce fioca; ah il fresco mattino di Scozia che tanto amavi, sole caldo e splendente coperto dalle nuvole candide ricche di pioggia fecondatrice. A questo pensavi in un corpo ancora senza sensazioni intorpidito dal sonno. Provi ad alzarti, misero che non ricordi le vicende del giorno precedente. Inutile; il corpo agile e forte che sempre ti ha sorretto quando dimostravi il tuo valore non risponde. Lo inciti come un comandante, “forza, questo è il momento di combattere, non di oziare!”. Finalmente la visione della giovane moglie, dei valorosi compagni e del saggio sciamano, figure che sempre hanno consolato le tue notti tormentate. Ora però non trovi conforto nei loro volti; “Perché non sorridono, ma piangono? Ho vinto, la battaglia è finita. Perché non cantate e suonate come sempre avete fatto?”. Questo provi a dire, ma la lingua è arida e solo un soffio freddo senti accarezzarti la gola. Parimenti le orecchie invidiose ti fanno cadere in un pozzo nel quale le voci arrivano lontane e ovattate. Ma non necessiti di parole, ormai hai capito. Guardi malinconico l’apertura nel soffitto di legno e paglia, simile alla ferita che porti nel petto, da cui filtra una luce ancora più cara. Una tristezza infinita ti avvolge, ma non puoi abbandonarti alle lacrime, non ti hanno mai insegnato a piangere.
Vola anche da te con le piume nere e ti si posa nel grembo, lo senti afferrarti la carne con gli artigli. È lì davanti a te, inevitabile, gelida. “Perché non lo vedete? È qui davanti a me, perché mi lasciate solo?”. Hai conosciuto finalmente la solitudine e la paura, sentimenti che credevi così lontani sono sempre stati dentro di te e aspettavano di essere liberi. Arrendersi all’orrendo mostro è il tuo destino… No, non è per questo che hai vissuto. Ti attende la più dura delle battaglie e questa volta sei solo. Non sentirai il dolce suono delle cornamuse, né il grido dei compagni. Se vincerai non ti aspetteranno né banchetti né danze né giovani vergini. Il tempo della gloria è terminato. Non sentirai il fragore di mille spade sguainate al tuo fianco, un colpo farà finire tutto. È il momento di sferrarlo. Niente più ripensamenti. “Ma cosa accadrà quando lo colpirò? Lei è implacabile e imprevedibile”. Povero stupido, ancora pensi alle conseguenze? Smettila di tormentarti. La fine, lo sai bene, è una sola. Ora vai, sta a te decidere come raggiungerla.
La lunga spada, capolavoro di mani esperte, con cui sempre hai condiviso la gloria, gli onori e il sangue, fende silenziosamente l’aria e di sangue fa nuova conquista.
Il pianto dell’uccello nero permea tutta l’aria, ma solo tu lo puoi ascoltare, privilegiato. Tanti prima di te e dopo se ne vanno nel silenzio, ma tu puoi godere del più armonioso canto di vittoria.
Hai vinto la tua ultima battaglia, e il nemico sconfitto prende il volo verso ovest da dove è venuto. “Mai più tornerà a tormentarmi”, ma mentre dici questo, l’artiglio fatale ti afferra inesorabilmente. Lui non tornerà, ma tu lo seguirai.

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